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MM compie 70 anni

Il 6 ottobre 1955, alla presenza del Sindaco di Milano Virgilio Ferrari, è stata fondata la società per azioni Metropolitana Milanese, oggi conosciuta come MM Spa. La missione principale della società era quella di progettare e costruire le linee della metropolitana della città, un compito ambizioso che avrebbe trasformato la mobilità urbana. 

Nel corso dei suoi 70 anni di attività, MM Spa non solo ha raggiunto questo obiettivo, ma ha anche ampliato le proprie competenze e servizi. La società è diventata un punto di riferimento nel panorama nazionale, distinguendosi per la diversità dei servizi gestiti, che spaziano dalla pianificazione urbanistica alla gestione delle risorse idriche, fino alla consulenza ingegneristica. 

La società si impegna costantemente nella ricerca di soluzioni tecnologiche all’avanguardia e nella promozione di pratiche ecologiche, contribuendo così allo sviluppo sostenibile della città. 

Inoltre, MM Spa collabora con numerose istituzioni locali e internazionali, partecipando a progetti di ricerca e sviluppo che hanno un impatto significativo non solo a livello locale, ma anche globale.

La storia e l’evoluzione di MM Spa rappresentano un esempio di eccellenza e dedizione al servizio pubblico, con un impegno costante verso l’innovazione e la sostenibilità. 

Una delle più grandi società d’ingegneria in Italia

Documenti e immagini d’epoca

Questa sezione raccoglie documenti e fotografie storiche che raccontano le origini di MM Spa e i primi passi nella realizzazione della metropolitana milanese. Dai documenti ufficiali sulla costituzione dell’Azienda ai materiali che testimoniano i primi scavi per la Linea 1, ogni immagine e ogni scritto offrono uno sguardo unico sul lavoro, l’ingegno e la determinazione che hanno caratterizzato i primi anni di attività. Questo archivio rappresenta un viaggio nella storia della nascita di MM Spa e nei momenti fondamentali che hanno permesso la realizzazione delle prime linee della metropolitana di Milano, mettendo in luce sia le sfide che hanno guidato lo sviluppo del trasporto urbano cittadino.

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MM, l’impresa dei milanesi

di Giuseppe Sala, Sindaco di Milano

MM è nata settanta anni fa dalla volontà dei milanesi di scommettere sul proprio futuro e di proiettare la città nella modernità attraverso un’opera all’avanguardia: quella linea “rossa” della metropolitana divenuta da subito motivo di orgoglio per ogni milanese e simbolo di una città che voleva mostrare di non aver nulla da invidiare alle metropoli europee.

Il successo della sottoscrizione con cui i cittadini contribuirono al finanziamento di quell’infrastruttura ricorda, fatte le debite distinzioni, la mobilitazione generosa con cui milanesi, ai tempi del sindaco socialista Caldara, contribuirono all’acquisto del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo per il proprio Comune.

Come la cultura, materializzata nell’opera di un grande artista, rappresentò allora l’elemento unificante della comunità cittadina in una fase storica di grande fermento e trasformazione, così l’entusiasmo per il progresso tecnologico, concretizzato in un’opera allora all’avanguardia, è stato una dimostrazione di coesione, di fiducia nel futuro e di orgoglio civico in un momento particolarmente dinamico e positivo della vita della città.

Dalla nascita di MM e dalla realizzazione di quella prima metropolitana – che univa in modo molto milanese tecnologia e design – sono passati decenni: anni contraddistinti da trasformazioni profonde, da fasi difficili e talvolta drammatiche, da innovazioni epocali, come la rivoluzione digitale, di cui ancora oggi fatichiamo a comprendere tutte le potenziali implicazioni.

MM ha partecipato da protagonista a quelle trasformazioni portando un contributo ineguagliabile di competenza e di capacità gestionale; garantendo sempre nuovi servizi e nuova energia per far crescere e rendere migliore la città. Anno dopo anno MM ha infatti esteso la sua attività ad ambiti cruciali della vita della città, dalla gestione del servizio idrico integrato di Milano, all’impegno nell’organizzazione della Esposizione Universale del 2015, agli interventi urbanistici, alla gestione del patrimonio delle case popolari del Comune.

Alla vigilia del 70esimo anniversario della sua fondazione, MM ha aggiunto alla propria missione un’altra sfida: la gestione del verde urbano. Si tratta di una dimostrazione dell’aderenza strettissima di questa grande azienda alle esigenze di una città che oggi vede proprio nella sfida ambientale, nell’economia circolare, nella sostenibilità, uno dei cardini su cui imperniare il proprio sviluppo futuro.

Il traguardo segnato da questo anniversario apre la strada ad un impegno ancora più incisivo sulla vita di Milano. MM è e continuerà ad essere, anche nel nuovo assetto societario, l’impresa dei milanesi; MM saprà dare prova, ancora una volta, della propria efficienza e della propria capacità di agire come componente attiva della città, comprendendo le esigenze, i problemi, le peculiarità e le speranze dei suoi interlocutori ultimi: i milanesi.

Giuseppe Sala
Sindaco di Milano

Settant’anni di MM: dalla “rossa” alla città

di Elio Franzini, Presidente di MM

Il 6 ottobre 1955, il Sindaco Virgilio Ferrari firma l’atto notarile che segna la nascita di MM, Metropolitana Milanese, sorta con uno scopo grandioso e specifico al tempo stesso: costruire la sotterranea della città, la linea rossa, come di colore rosso sarà il marchio della nuova società. Il processo che ha accompagnato la costruzione della prima linea metropolitana cittadina è una straordinaria storia simbolica di ciò che è, ed è sempre stata, Milano.

La metropolitana nacque con i soldi dei milanesi, da loro voluta e finanziata con un prestito obbligazionario, come i giornali non cessarono mai di ricordare. Non fu lo Stato a contribuire, ma i milanesi, vecchi e nuovi, in una città che da sempre rinnova con frequenza i suoi cittadini. La prima linea, che attraversa trasversalmente la città, unisce essenzialmente i luoghi del lavoro, due periferie operaie, un tessuto culturale e sociale che non può essere disgiunto dalla Milano di quegli anni.

È l’immagine di ciò che è stato il dopoguerra milanese, un motore di rinascita denso di episodi. I restauri della Ca’ Granda, iniziati nel 1951 dopo i devastanti bombardamenti del 1943, per trasformare il vecchio Ospedale distrutto nella sede centrale dell’Università degli Studi, vennero completati nel 1958, quando i lavori della linea rossa erano già ben visibili nel centro cittadino. Al tempo stesso, e nei medesimi anni, la città si espandeva, in particolare verso est e verso ovest, unendo funzioni abitative e funzioni pubbliche. Nel 1953 il Politecnico inaugurò, grazie a Gino Cassinis, il primo centro di calcolo dell’Europa continentale. Ed è sempre negli anni Cinquanta che la Bocconi apre, progettati da Giovanni Muzio, il pensionato e la biblioteca, mentre Ignazio Gardella disegna il centro linguistico e informatico.

La nascita di MM è dunque all’interno di un contesto che vede progressivamente mutare il segno visivo di Milano, che è attrattiva non solo per chi arriva a cercare lavoro, ma sempre più anche per quei giovani che vedono in Milano un luogo di formazione avanzata, apparendo come l’unica metropoli europea presente nel nostro Paese. A questo si aggiunga la costruzione, dal 1955 al 1960, del grattacielo Pirelli, il primo, in Italia, e a lungo il più alto d’Europa. Chi arrivava a Milano per lavorare, e usciva con malmesse valige dalla Stazione Centrale, alzava gli occhi al cielo e vedeva salire, sempre di più, la modernità stessa, mitica e mitizzata – qualcosa di unico, mai visto e inimitabile. Nel 1956 muore Don Carlo Gnocchi, fondatore di quella eccezionale Fondazione di carità (Milano città di carità, da sempre), davvero ricostruttiva, che oggi porta il suo nome. Sempre nel 1956, a circa un anno dall’avvio dei lavori, che coinvolsero e stravolsero anche Piazza Duomo, quello stesso stupore lo si coglie nel film Totò, Peppino e la malafemmina, di Camillo Mastrocinque, il cui colloquio con il Ghisa nella grande Piazza, ironico e simbolico al tempo stesso, è immagine di ciò che in Italia si pensava di Milano. E quel “se gh’è?” del vigile di fronte alle incomprensibili domande dei due grandi attori, è una sintesi di ciò che è Milano: si accoglie, ma senza perdere tempo, per favore.

Nel 1957, dunque, i lavori iniziarono, con il metodo Milano, che gli ingegneri ancora oggi portano a modello: punti di ingresso e poi si scava in cieco, sottoterra, in modo che la città non si blocchi mai del tutto. E, nel 1964, terminarono, con una giornata inaugurale, il primo novembre che, chi l’ha vissuta, non può dimenticare. Nella mia piccola esperienza individuale, a 8 anni, il giorno della inaugurazione, tutta la famiglia, ben 7 persone, dopo cena – e si usciva poco, si andava a letto presto – prese il tram numero 3, che ancora passa da Corso san Gottardo, per arrivare in Piazza e scendere nel ventre di quella meraviglia, magica e paurosa.

Già nel 1970 MM diventa protagonista di un episodio di “Linus”, che nasce un anno dopo l’inaugurazione della Linea rossa, nel 1965, grazie al genio di Giovanni Gandini: Lob e Pichard immaginano che Tenebrax, con i suoi topi giganti, già nemico della metropolitana parigina, si impossessi della Linea Rossa e ne sequestri tutti i dipendenti, in una Milano festosa e surreale.

Vi sono, nelle nostre città, come afferma il poeta Paul Valéry, costruzioni mute, altre che parlano e infine quelle che cantano. Le prime servono soltanto per funzioni pratiche, le seconde uniscono alla funzionalità la piacevolezza. Ma solo quelle che cantano sono in grado di incarnare una dimensione più profonda: quella che, nella linea rossa, ha unito in sé le tre funzioni, concretizzando, dal 1955 al 1964, insieme alla città, uno stile che va forse recuperato. La linea rossa è stata modello di un’estetica pubblica e sociale che già indicava la via per una Milano città del design: è stata progettata su un design integrato e funzionale che ha visto collaborare i più grandi ingegni progettuali dell’epoca, tanto che Buzzati, sul “Corriere”, celebrò l’inaugurazione con una frase divenuta iconica: “una vera meraviglia tecnica che proietta la città nel futuro”. Un lavoro enorme, che vide all’opera 900 persone, cinque delle quali, i cui nomi sono ricordati alla stazione Duomo, persero la vita lavorando. La rivista di architettura “Domus” dedica alla Linea Rossa un numero nel 1966: un’impresa che già segna il modello aziendale di MM, quello di costruire infrastrutture capaci di migliorare la mobilità, senza tuttavia rinunciare alla bellezza grazie a progettisti che sono veri maestri, Albini, Helg e Piva, oltre che Bob Noorda, cui venne affidata la segnaletica. A loro si deve anche, con la medesima cifra stilistica, il progetto estetico della linea verde, che venne inaugurata nel 1969. Il progetto complessivo della linea uno fu insignito, nel 1964, del Compasso d’oro.

Insieme alla metropolitana, a iniziare dal marchio, rivisto da Noorda sulla base di un lavoro interno dei grafici di MM, si costruisce così uno stile. Lo stile è la capacità di cogliere il flusso oscillante delle variazioni dell’apparire, afferrando il senso vitale dello spazio che abitiamo, costituendo per noi un progressivo arricchimento di senso e una progressiva formazione di senso. Sulla base di questo stile, MM è cresciuta, uno stile estetico che è stato immediatamente stile sociale, attento ai bisogni produttivi della città: se infatti la linea “rossa” univa i luoghi del lavoro, la verde ha connesso le stazioni, simbolo di una mobilità intrinseca alle necessità del tessuto cittadino.

È su questa via che si è mossa, e si sta muovendo, MM nei suoi settant’anni di storia. Lo si può ripercorrere con le immagini, lo si può raccontare con le parole: il quadro che risulta è sempre quello della città che si trasforma, con tutte le contraddizioni che una metropoli non può non possedere dal momento che è uno spazio di per sé ibrido. Perché solo l’ibridazione, tra le attività, le culture, i linguaggi, gli stili, l’intersecarsi delle linee che la mappa stessa delle metropolitane incarna, segna il destino della nostra modernità, che può vivere soltanto in una cultura ibrida, in cui l’ibridazione è l’unico modo per rinnovare la vita delle sue forme. La città, questa città, è dunque sempre in metamorfosi, appunto perché tali forme sono ibride, non sono dati fissi e immutabili, bensì un elemento dinamico, che ha nel movimento, nella sua stessa frenesia, la propria migliore definizione. Milano non è una città “unitaria”: non ha alcuna idealità utopica, ma deve essere, anche in relazione allo sguardo di chi vi abita o vi lavora, sempre di nuovo “interpretata”, essendo un insieme spesso contraddittorio, fortemente antropizzato, che vive della varietà dei tipi umani che la popolano e dove certo sono diversi i modi di abitare. Modi che MM ha cercato, poco a poco, di interpretare.

È infatti un’azienda che, nata nella modernità, in un contesto metropolitano che la ricercava quasi come utopia collettiva, ha progressivamente compreso che il carattere essenziale di tale modernità e dei suoi spazi è la variazione, continua e costante. Si spiega così la trasformazione che MM ha subito nei suoi settant’anni di storia, in una continuità che ha nella città, nei servizi alla città, la sua cifra caratteristica. Una cifra pubblica, condivisa, come hanno voluto i milanesi, settant’anni fa: MM è infatti una SpA con un socio unico, pubblico, il Comune di Milano, che ne ha ritagliato nel tempo la funzione di azienda dalle molteplici attività e “utilità”, tutte quante con una loro funzione sia sociale sia innovativa e costruttiva.

Si è oggi consapevoli che leggere la volontà unitaria e collettiva che ha portato alla nascita di MM, lo scopo comune dei cittadini, il coagularsi di forze che sapevano costruire insieme, non corrotte dalla perversità di una separatezza comunicativa quasi tribale, è una narrazione che non può essere riproposta: forze centripete e centrifughe hanno consumato il mito dell’origine. Ma permettono anche di non trasformare in mito le origini stesse: il compleanno è una storia, che va narrata con diversi linguaggi, consapevoli della loro frammentarietà e parcellarizzazione. Consapevoli anche, come ha scritto un grande filosofo dei nostri tempi, Habermas, che la modernità stessa è un progetto incompiuto. O, si aggiunge, un progetto che ha sempre bisogno di nuove idee, di nuove ragioni, di nuovi discorsi, che si edifica anche sul rischio e sull’errore. Perché questa è la storia. Storia di uomini, di lavoro, di persone che hanno dato la vita, la fatica, il senso progettuale. Persone che non sono costruzioni ideologiche o politiche, ma progetti. Tutte le persone, e sono tante, sino alle 1400 attuali, che hanno lavorato in MM. I Sindaci che, dal 1955, si sono succeduti, ciascuno dei quali, con onestà e passione, ha lavorato soltanto per Milano, per la contraddittorietà di un sogno condiviso. Mai attuato, sempre in divenire, sempre in metamorfosi, come si diceva: metamorfosi sociale, civile, economica, che a volte si è assecondata, altre perseguita, ma che non è stata mai – proprio perché un progetto la guidava, sia pure incompiuto – passiva applicazione di finalità soltanto economicistiche.

Un anniversario non è allora l’elogio di anni cristallizzati, ma deve incarnare lo stile, il senso e il divenire delle istituzioni, delle loro forme di “abitare” lo spazio stesso che costruiscono. Una storia, quella di MM, una vita quotidiana, non può mai diventare una formula vuota oppure, al contrario, un confuso elogio delle tracce diverse di un’urbanizzazione sempre più marcata, che la metropolitana ha certo enfatizzato e favorito (e si polemizzava sul tema già negli Anni Cinquanta!). La nostalgia fa parte del nostro essere, e lo sguardo al passato è condizione necessaria per costruire il presente. Ma non è sufficiente. Una città non può né vuole più mutuare i propri criteri d’orientamento da modelli di un’altra epoca: essa deve attingere la sua propria normatività da se stessa. E deve farlo accettando la contraddittorietà della sua genesi e del suo movimento costruttivo, consapevole che si vive sempre, nella sua gestione, come un equilibrista sul filo.

In sintesi, dalla prima linea metropolitana, da quella festosa inaugurazione, da quell’atto notarile, da quella città in cui si sentivano dialetti diversi, in cui riapriva la Scala, nasceva la Ca’ Granda a nuova vita, sorgevano i grattacieli, MM è cambiata, grazie a tutti coloro che vi hanno lavorato e vi lavorano. MM è diventata un punto di riferimento per l’ingegneria urbana internazionale, per la gestione del servizio idrico integrato, nell’edilizia cittadina e, ora, anche nella cura del verde. Settant’anni significano infrastrutture che migliorano la vita quotidiana, competenze al servizio del bene comune, innovazione sostenibile e responsabilità sociale. Per festeggiare il compleanno MM è divenuta società benefit, che significa, quando il processo sarà completato, capacità di generare valore sociale e ambientale, da finalizzare per il progresso collettivo, per cercare di contribuire, senza enfasi, alla costruzione di una città sempre diversa e sempre uguale a se stessa. Per cui la storia di MM, come l’esistenza di ciascuno di noi, non si misura soltanto in anni, bensì in visioni realizzate, in porzioni di città che si trasformano, in vite che si cercano di migliorare. La città, in questi anni, è stata scavata, l’acqua scorre nelle nostre case, irriga i campi da cui ancora siamo fortunatamente circondati.

MM ha davvero scavato il ventre della città, come testimonia il grande viaggio fotografico di Andrei Cherchi, mostra ospitata quest’anno nella Centrale dell’Acqua con il significativo titolo “Semplicemente MM”. Testimonianza di una Milano che non si vede, ma che ogni giorno ci sostiene, sotto di noi, tra i nostri muri, nei cantieri cittadini. Un invisibile che nutre il visibile, e che lo rende parte viva della città. MM è, è stata, costruzione di cinque linee metropolitane e di parte del Passante. Dal 2003, il Comune le ha affidato la gestione del Servizio idrico Integrato della città, dal prelievo dell’acqua in falda sino alla potabilizzazione e alla restituzione della risorsa idrica nell’ambiente

e nell’agricoltura. Si occupa anche, dal 2014, della gestione e dell’ammodernamento dell’edilizia residenziale pubblica. Nel 2015 ha accompagnato le fasi di sviluppo di EXPO, progettando le opere principali di urbanizzazione e nel 2019 inizia a seguire alcune attività di gestione e manutenzione del Comune di Milano, tra cui il patrimonio di edilizia scolastica, che gestisce dal 2021. Non vanno infine dimenticati gli eventi culturali che MM promuove o sostiene, protagonista discreto, ma molto attivo, della vita culturale della città, trovando un suo punto di riferimento, anche se non certo esclusivo, nella sempre più visitata Centrale dell’Acqua di Piazza Diocleziano, inaugurata nel 2018. I numeri, pur noiosi, sono significativi: 2.110 chilometri di rete d’acquedotto, 1.644 chilometri di rete fognaria, circa 40.00 inquilini nelle case popolari, più di 800 chilometri di rete di trasporto pubblico realizzato, 561 edifici scolastici gestiti.

E molto altro ancora, che non si elenca per evitare che la celebrazione diventi autocelebrativa: perché se, da un lato, quel che è stato fatto e che si sta facendo è merito esclusivo di chi in MM ha lavorato e lavora, dall’altro, nella costruzione di una sempre nuova città, un anniversario serve anche, e soprattutto, per un maggior impegno, per migliorare, come è dovere specifico di chi svolge un incarico pubblico, per cercare di comprendere la volontà dei cittadini, avendo a cuore il loro benessere. Senza nascondere, quindi, nessun problema: si ha necessità di case sempre più curate per chi le abita, di intercettare i bisogni sociali, sempre più profondi e articolati, di intervenire non solo nelle grandi cose, ma anche nelle piccole, che sono quelle che possono rendere migliore la vita quotidiana. Bisogna meglio utilizzare il patrimonio abitativo, producendo risorse il progetto sulla casa che il Comune di Milano sta sviluppando. E, soprattutto, più ascolto, per chi abita le case, per i bisogni dei bimbi e degli anziani, per i parchi e per le scuole.

In sintesi, MM fa tante “cose”, in apparenza diverse tra loro, ma che hanno un comune denominatore, cioè l’attenzione per le persone, per il cittadino. La vocazione di MM è “esterna” – la cura dei servizi, e per di più dei servizi essenziali per chi abita la città – ma proprio per migliorare questi servizi, per accrescere l’efficienza e l’efficacia (che non sono affatto sinonimi), deve saper ordinare il proprio ricchissimo archivio di documentazione cartacea e fotografica, deve trovare una sede unica che ne manifesti un’importante identità visiva, deve accrescere le relazioni scientifiche e operative con le università e le aziende del territorio. Nulla è semplice, e vi è da lavorare molto da qui al centenario, vivendo sempre più, anche criticamente, nella città e con la città, nell’autenticità della vita politica, che è luogo di scontro, ma che, nelle cose da fare, può trasformarsi in dialogo, in collaborazione, in sinergia.

Molto è stato scritto su Milano in questi ultimi mesi, un florilegio di ragioni, dove, al netto delle polemiche, emerge un concetto preciso di città, disegnato sulla trasformazione e sui contrasti che un pensiero trasformativo di per sé genera, quasi a confermare che il tema della città, dei servizi metropolitani, appassiona al di là delle contingenze. Idealizzazione, nostalgia, utopia – molti temi che si sono toccati nelle righe che precedono – vi ricorrono in modo quasi sistematico. Si comprende che la filosofia della città non è astratta, perché è radicata in tutti i suoi abitanti, anche senza precisa consapevolezza: perché questo esservi dentro e sentirsi fuori è un sentimento autentico, di cui chi gestisce servizi pubblici ed essenziali deve sempre essere consapevole. Città per tutti, o per pochi, è comunque la città che si abita, le case che si vivono, l’acqua che si beve, il verde che si cammina. Su tutti, il problema della casa, della nuova povertà possibile per un ceto medio a volte dimenticato, la necessità di rinnovare un dibattito pubblico, sereno o aspro che sia, su quel che si è in grado di offrire, considerando difficoltà oggettive, un sistema economico in cui non si può giocare con le entrate o con le uscite come se si fosse a Monopoli. MM presenta, con la sua stessa complessità, la visione di una città reale, quella che ben descrive Venanzio Postiglione sul “Corriere” del 3 agosto 2025: “Milano ha una storia di contraddizioni. Nei momenti peggiori esplodono, nei momenti migliori diventano la sua ricchezza”. Cercare di guardare, attraverso queste contraddizioni, al bene pubblico, è il compito di un’azienda comunale che produce e al tempo stesso offre servizi per il cittadino. Vi è nel concetto stesso del rapporto tra cittadini e amministratori una tensione che non si esaurisce, che forse, come auspica il sociologo Paolo Natale, può essere risolta soltanto immaginando una città policentrica, appunto una città come rete. Inoltre, trasformare MM in una società benefit significa andare nella direzione che ha indicato l’urbanista Gabriele Pasqui: “governare vuol dire anche redistribuire una quota di ricchezza e orientarla verso gruppi sociali e parti della città più deboli”.

Nelle visioni di città si sono sempre incontrate, si devono incontrare, e saper vedere, anime diverse. Marx e Baudelaire, pressoché contemporanei, vivono nei medesimi anni le aporie delle metropoli nascenti, il primo rilevandone gli scarti sociali e il secondo la varietà che annuncia una modernità irriducibile. Entrambi ne colgono la contraddittorietà, inaugurando una tradizione di riflessione sulla città che ancora oggi MM contribuisce a non spegnere. Il fascino è evidente: la città è un insieme di passaggi, o di reti invisibili (letteralmente: reti metropolitane, idriche, fognarie) che generano un’immagine multiforme, in cui è difficile riconoscersi. Ci si può annullare nella molteplicità o, al contrario, cercare di ritagliarsi un piccolo spazio privato in cui sentirsi ancora individuo. Godere della folla, scrive proprio Baudelaire, ovvero percepirne quotidianamente le esigenze, è un’arte che non tutti possiedono, che forse ha bisogno, per poter vivere, di conquistare il gusto di costruire sempre qualcosa di nuovo. In ogni caso, la metropoli costringe ad affinare la capacità di saper resistere sia in solitudine sia in moltitudine, essendo spettatori, o protagonisti, di contemporanei processi di aggregazione e disgregazione.

Milano, in apparenza, o come numero di abitanti, non è una metropoli. Tuttavia, è oggi ben più popolata della Parigi di Baudelaire e ha della metropoli tutte le caratteristiche interiori e, sempre più, esteriori. La città – la piccola città, la città architettonicamente unitaria o scandita per epoche definite

– può essere circoscritta in una narrazione: le sue strade raccontano una storia, certo stratificata, ma facilmente leggibile, quasi fosse un libro. La metropoli, invece, e Milano in particolare, ondeggia sempre più verso nuovi modelli, non solo perché vive una frantumazione che non può essere narrata, ma perché i suoi quartieri mutano in modo vorticoso e parlano, al loro stesso interno, linguaggi irriducibili, e non solo nelle cosiddette “periferie”. Mancano, a volte, i punti di riferimento, i linguaggi di condivisa identificazione storica intergenerazionale.

Gli esempi potrebbero essere infiniti, e si finirebbe per disputare se Milano sia una metropoli postmoderna (e lo è, una delle poche al mondo, perché in ogni quartiere avveniristico permangono ancora citazioni del passato, e viceversa) o una grande città che sta vivendo, sin dagli Anni Trenta del Novecento (si pensi alla pittura futurista), e con l’impulso degli Anni Cinquanta, l’unica autentica e profonda “modernizzazione” del nostro Paese, quella che la linea “rossa” ha incarnato. In ogni caso, Milano non si lega – o non si lega più – ed è per questo metropoli, nella sua plurifattorialità stilistica, a uno sguardo unitario e, se proprio lo si cerca, si adatta soltanto a quel processo di azione reciproca che è l’essenza della vita metropolitana. Dobbiamo quindi constatare, con nostalgia, astio o compiacimento, che da quando la modernità, o la postmodernità come sua forma estrema, ha catturato Milano, la città è protagonista (o vittima) di un’esplosione continua, che implica sempre più processi di estraneazione o di non riconoscimento. I miti si creano, si distruggono, si generano di nuovo e sempre derivano dall’esigenza di scoprire nuovi modelli di riconoscimento personale e sociale.

In conclusione, riflettere su Milano significa pensare un luogo che è motore dell’innovazione, oltre che un costante “esperimento” per condurre su territori nuovi e inesplorati, riaffermando, al tempo stesso, un’identità metropolitana che, pur mutando i suoi segni esteriori, vuole ancora rivendicare la forza dei suoi simboli, in qualsiasi epoca essi si siano collettivamente generati. Quando ero ragazzino, quando venne fondata MM, si sentivano ancora le sirene alle 8, alle 12 e alle 17, che segnavano gli orari di ingresso, pausa e uscita degli operai. La Bicocca, presidio cittadino della grande industria, sembrava persa in una periferia lontana: ora, sede di una grande Università, si raggiunge con la linea 5. E il ricordo deve indurre, non cancellare, un pensiero nuovo, forse un nuovo modello di narrazione della città futura, uno scenario in cui innovazione tecnologica e scientifica si coniughino con la solidarietà e la condivisione. Questo è il futuro, un futuro che dovrà far comprendere che una crisi – la crisi che stiamo vivendo ma, più in generale, un’idea di crisi inseparabile dalla mobilità metropolitana – ha elementi di positività solo se stimola sia percorsi di analisi sia processi di sviluppo, gettando semi per nuove idee e nuovi comportamenti. Il tempo del “guarda e fuggi” è finito: bisogna invece cercare rinnovati modelli, osservando i particolari cittadini non con disincanto annoiato, ma come simboli di problemi generali, partendo dalla complessità di Milano e dalle sue contraddizioni, per trasformarle in risorse: investire in servizi, innovazione, ricerca e formazione significa mettere concretamente in campo percorsi sinergici che la crisi deve rafforzare e non distruggere. Milano, al di là dell’apparenza, ha molte forme nuove, che sempre tentano, come MM, di trasformare la molteplicità delle voci in una polifonia che suoni come se fosse una voce sola.

Questa voce, certo, a volte ha taciuto, o troppi chiacchiericci insieme l’hanno ammutolita. E Milano, a volte, si è fermata, e guai se così non fosse stato. I settant’anni sono l’età in cui, anche coloro che non vogliono mai andare in pensione, i malati di lavoro di cui la città pullula, devono pressoché rassegnarsi. Forse, allora, magari per un giorno soltanto, quello del compleanno, una pausa, per riflettere su se stessi, la si può concedere. Ma poi si ricomincia. Milano, come MM, con MM, ricomincia sempre, piaccia o meno.

Elio Franzini
Presidente di MM S.p.A.

Progettare infrastrutture significa progettare relazioni

di Francesco Mascolo, Amministratore Delegato di MM

La volontà di dar vita a MM rispondeva sin dal nome, Metropolitana Milanese S.p.A. a una missione chiara e ambiziosa: progettare e costruire per conto del Comune di Milano le linee della metropolitana cittadina. Un compito che andava ben oltre la realizzazione di infrastrutture, perché mirava a trasformare radicalmente il modo di vivere e muoversi all’interno della città. Quella missione iniziale, nata nel secondo dopoguerra in un contesto di ricostruzione e crescita, ha segnato l’inizio di una lunga storia di innovazione, visione e trasformazione urbana che ancora oggi definisce l’identità dell’azienda.

In settant’anni di attività, MM ha ampliato il proprio campo d’azione in modo significativo, tanto che oggi spazia in ambiti strategici come le infrastrutture complesse, la gestione del Servizio Idrico Integrato, l’ingegneria civile, la rigenerazione urbana e la consulenza tecnica. Questo processo evolutivo ha reso MM un punto di riferimento a livello nazionale e in molti casi internazionale per la capacità di affrontare le sfide dell’infrastrutturazione e trasformazione del territorio con competenza tecnica, affidabilità operativa e visione sistemica. A guidare questa crescita è stata sempre un’idea forte: fare ingegneria non significa solo disegnare e realizzare opere, ma costruire contesti urbani sostenibili e vivibili.

Oggi dunque MM è molto più della Metropolitana Milanese, conosciuta come un campione dell’ingegneria delle infrastrutture di trasporto. È un attore integrato del sistema città, un operatore pubblico che si propone come “problem solver” delle problematiche e sfide urbane più complesse. Dalla progettazione delle nuove linee metropolitane alla manutenzione degli edifici scolastici, dalla gestione delle case popolari alla tutela del patrimonio verde, MM interviene in maniera trasversale nei luoghi dove si costruisce la qualità della vita urbana. Ogni intervento è pensato in una logica di sistema: non azioni isolate, ma tasselli di una visione urbana coerente, moderna, orientata al futuro.

L’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale sono i due assi portanti su cui MM costruisce ogni progetto. L’obiettivo non è solo quello di garantire efficienza ed economicità, ma anche di contribuire alla transizione ecologica delle città, riducendo gli impatti ambientali, migliorando l’efficienza energetica e promuovendo modelli virtuosi di gestione delle risorse. Il nostro metodo ingegneristico è una pratica responsabile, radicata nel presente ma con lo sguardo sempre rivolto a domani.

La particolare identità che MM ha assunto nel tempo è quella di un soggetto pubblico capace di integrare e coordinare interventi differenti, mettendo a sistema le competenze interne e le relazioni con istituzioni, cittadini e partner. La città non è un insieme di asset separati, ma un organismo vivo e complesso. In questo scenario, MM agisce come elemento connettivo, capace di tenere insieme mobilità, acqua, verde, patrimonio pubblico per le varie funzioni (scuole, impianti sportivi, residenze popolari).

Per MM, infatti, progettare infrastrutture significa anche e soprattutto progettare relazioni, visioni, spazi condivisi. Ogni opera pubblica è anche un dispositivo sociale: orienta e modella comportamenti, genera prossimità e comunità, trasforma il senso dei luoghi. Progettiamo con lo sguardo rivolto a chi abiterà quei luoghi, alle attività che vi prenderanno vita, ai bisogni materiali ed emotivi delle persone. Perché una città non è fatta solo di strade, binari e edifici, ma anche e soprattutto di esperienze, aspettative, possibilità. Per comprendere quanto MM opera e si evolve con la storia, il presente e il futuro di Milano, basta osservare con attenzione ciò che ci circonda. Le nostre tracce sono ovunque: dalle stazioni metropolitane alle infrastrutture idrauliche come la vasca del Seveso, dai numerosi grandi cantieri che stanno rigenerando interi quartieri agli interventi di manutenzione sul patrimonio comunale, fino agli sportelli aperti al pubblico che ogni giorno rispondono ai bisogni di migliaia di cittadini. La città è il nostro campo d’azione, ma anche il nostro orizzonte etico.

Il nostro impegno non si limita alla realizzazione di opere fisiche. MM investe anche in cultura, formazione, conoscenza. Partecipiamo attivamente alla vita culturale della città, promuovendo iniziative, eventi e progetti rivolti ad ogni fascia di età. Sosteniamo la diffusione della cultura tecnico-scientifica come leva di cittadinanza attiva e di sviluppo sociale. Promuoviamo spazi di confronto e pensiero critico, convinti che una comunità ben informata sia anche più capace di immaginare e costruire il proprio futuro.

Fare cultura, per noi, non è un’attività accessoria, ma una componente strutturale del nostro modo di operare. Nasce dal nostro DNA di società di ingegneria pubblica e si esprime nella volontà di condividere il sapere, di restituire alla città non solo servizi ma anche strumenti per comprendere e partecipare. Progettare significa anche raccontare, coinvolgere, spiegare. È un gesto di apertura, di ascolto, di inclusione.

“La tua città, il nostro impegno” non è dunque solo uno slogan: è la sintesi del nostro modo di pensare, lavorare e agire. È un principio guida che orienta ogni scelta e ogni progetto, sia esso una grande opera infrastrutturale o un intervento di manutenzione. È la promessa che MM fa ogni giorno ai milanesi: quella di essere presente, competente, responsabile. Sempre al servizio della città, sempre al servizio delle persone.

Francesco Mascolo
Amministratore Delegato di MM S.p.A.

Semplicemente MM

Un viaggio fotografico di Andrea Cherchi

C’è una Milano che non si vede, ma che ogni giorno ci sostiene. Scorre sotto i nostri passi, si muove dietro i muri, pulsa nei cantieri, si riflette nell’acqua che beviamo e nei luoghi che abitiamo. È la Milano di MM, storica azienda del Comune di Milano che quest’anno celebra i suoi 70 anni.

La mostra nasce da uno sguardo curioso e appassionato: quello di Andrea Cherchi, fotografo milanese da sempre attento a cogliere l’anima della città nei suoi luoghi più emblematici, ma anche nei suoi angoli meno conosciuti.

Andrea ci guida alla scoperta di un mondo spesso invisibile agli occhi dei cittadini, ma fondamentale per la vita quotidiana della metropoli. Dalle stazioni della metropolitana ai cantieri delle case popolari, dagli impianti idrici ai laboratori di progettazione urbana, ogni immagine racconta la complessità, l’impegno e l’ingegno che animano questa realtà. Un mondo che spesso resta sottotraccia, ma che è essenziale per il funzionamento e lo sviluppo della città. MM non è solo un’azienda, è una parte viva di Milano.

Un’occasione per conoscere chi la fa funzionare, per scoprire luoghi inaspettati e per guardare la città da una prospettiva nuova.

Andrea Cherchi è un giornalista e fotografo italiano, fondatore della pagina Facebook Semplicemente Milano, che studia, promuove e racconta Milano attraverso la fotografia, ma anche attraverso incontri, proiezioni e piccole conferenze in scuole e istituti culturali. Il 7 dicembre 2024 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano.

La tua città, il nostro impegno

La mappa qui accanto fotografa la presenza di MM a Milano, in un giorno di settembre 2025. Sono gli oltre 180 cantieri in corso e i progetti di imminente esecuzione, e in ogni intervento indicato, MM svolge un ruolo operativo che può essere identificato come Progettazione, Direzione Lavori, Coordinamento sicurezza, Stazione Appaltante, RuP (Responsabile del procedimento) o una combinazione di questi ruoli, per diversi committenti.

Sono evidenziati tutti gli interventi partendo dalla manutenzione straordinaria fino alle attività di maggior impatto. Per completezza, a questi vanno poi aggiunti tutti gli interventi giornalieri di manutenzione ordinaria, portati avanti dagli appaltatori e dai lavoratori di MM 7 giorni su 7, 24 ore su 24, che rappresentano un impegno significativo, ma spesso di breve durata.

I cantieri sono suddivisi per ambito di intervento: dalle scuole agli edifici ERP, dal Servizio idrico Integrato agli interventi di ingegneria civile, dalla mobilità agli interventi di tutela ambientale.

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