Con l’internalizzazione della gestione dei depuratori (nel 2014 per San Rocco e nel 2019 per Nosedo) MM ha coperto l’intero ciclo idrico della città di Milano con una potenzialità di 2,3 milioni di abitanti equivalenti.
Ecco come funziona: la rete fognaria di Milano, che supera i 1.600 chilometri di lunghezza, convoglia i reflui e le acque meteoriche verso la periferia meridionale della città grazie a una rete mista e magliata in grado di raccogliere sia le acque nere sia le acque di pioggia con grandi volumi di accumulo. Da qui le acque vengono trasportate ai due grandi depuratori: alla fine di via dei Missaglia a servizio del bacino occidentale della città quello di San Rocco, vicino a Chiaravalle a servizio del bacino centro-orientale quello di Nosedo.
I due depuratori sono in grado di trattare una portata massima complessiva in tempo di pioggia di 27mila litri al secondo, con la possibilità di affinare e inviare a riuso irriguo fino a 15mila litri al secondo, ossia oltre il 100% della portata trattata in tempo secco.
La gestione di depuratori di grossa taglia come quelli di Milano è particolarmente complessa e richiede un team di lavoro con varie competenze, e preparato per operare su impianti, apparecchiature e strumentazione tecnologicamente molto avanzati. In particolare, presso i due impianti lavorano complessivamente circa 70 persone: la conduzione operativa è gestita su 3 turni che coprono le 24 ore, mentre la manutenzione prevede sia delle squadre interne sia la gestione di un centinaio di contratti di manutenzione specialistica. Ci sono poi la parte di processo che si occupa di seguire e regolare l’andamento delle varie sezioni di trattamento, i due laboratori chimici/microbiologici accreditati che eseguono le analisi quotidiane di controllo e infine un team di tecnici e ingegneri che si occupa degli investimenti e ricerca&sviluppo.
La dotazione tecnologica prevede più di 2.500 apparecchiature di varia complessità, circa 1.000 strumenti di analisi e misura real-time, svariate cabine e sottocabine elettriche di trasformazione. Il tutto guidato da un sistema di controllo costituito da “computer” che si occupano di gestire le apparecchiature sugli impianti e all’interno dei quali vengono scritte le logiche di funzionamento (i cosiddetti PLC, Programmable Logic Controller) e un sistema centrale di supervisione in control room.
I depuratori scaricano le acque reflue trattate in area sensibile e in rogge, canali, bacini artificiali adibiti a riuso irriguo, pertanto devono sottostare a diversi regolamenti fra i più stringenti a livello mondiale (la normativa Europea è infatti la più avanzata a livello ambientale), in particolare oltre al Testo Unico Ambientale (D. Lgs. 152/06, recepimento della direttiva Europea 91/271) il Regolamento Regionale 6/2019 e l’estremamente stringente DM 185/03 per il riuso irriguo. Il monitoraggio della qualità delle acque reflue avviene sia con campionamenti pressoché quotidiani con prelievi medi su 24 h e analisi presso i nostri laboratori, sia con una serie di strumenti e analizzatori posti nelle varie sezioni di trattamento in grado di monitorare e regolare real-time il processo depurativo.
I risultati della gestione sono in continuo miglioramento grazie al fatto che il personale addetto ha saputo individuare e realizzare vari interventi volti sia a mantenere e migliorare lo stato delle apparecchiature sia ad ottimizzare e ridurre i consumi energetici e di reagenti chimici. A tal proposito pur migliorando le performances depurative e quindi riducendo le concentrazioni allo scarico di alcuni parametri particolarmente critici quali fosforo e azoto, negli ultimi 4 anni (2019-2023) i consumi specifici in termini di kWh consumati per la depurazione per ciascun abitante sono stati ridotti del 36%, con minori consumi di circa 17.000 – 19.000 MWh l’anno (che equivalgono al consumo di 4mila famiglie).
Grandi impianti come quelli di Milano generano grandi impatti. Eppure, i due depuratori sono considerati un esempio di integrazione e valorizzazione del territorio nonché esempi di economia circolare. Le acque reflue cittadine sono infatti restituite a riuso irriguo in base alle richieste degli agricoltori dei Consorzi irrigui di Roggia Vettabbia ed Est-Ticino Villoresi, con volumi di circa 60 – 75 miliardi di litri l’anno; inoltre, parte delle acque trattate alimentano i canali, lo stagno e il bosco umido del parco della Vettabbia, nonché il cavo Macconago per il mantenimento dell’antico mulino dell’abbazia di Chiaravalle. Questo ecosistema che si è creato attorno ai depuratori è fruibile e aperto ai cittadini, con percorsi ciclo-pedonali e con open day settimanali all’interno degli impianti.
L’economia circolare non si attua soltanto con il riuso delle acque ma anche con il recupero dei fanghi biologici residui dal processo di depurazione. Essi vengono destinati a varie tipologie di recupero: in agricoltura come apporto di materia organica e fertilizzanti, presso cementifici per la valorizzazione come combustibile e recupero di materia per la produzione di klinker ed a incenerimento per il recupero energetico e di materia dalle ceneri degli stessi.
Nel 2024 i depuratori compiono 20 anni: dal 2004 sono state effettuate svariate modifiche e migliorie, nonché implementazioni. Fra le maggiori, la digitalizzazione della gestione di processo con analizzatori real-time e relativo controllo, l’accreditamento dei laboratori di analisi, il forno di mono-incenerimento fanghi, i parchi fotovoltaici, il recupero di calore dalle acque reflue. Parallelamente sono stati effettuati tutti gli interventi manutentivi e gli investimenti per il mantenimento e rinnovamento periodico delle apparecchiature. Infine sono stati condotti numerosi progetti di ricerca&sviluppo con impianti pilota e tecnologie sperimentali. L’insieme di tutto ciò ci ha portato ad un livello di performance fra i migliori d’Italia e del mondo.
Per i prossimi 20 anni il mondo della depurazione dovrà confrontarsi con sfide molto ambiziose, derivanti dalle recenti normative e indirizzi comunitari. In particolare oltre al nuovo regolamento 741/2020 che norma il riuso irriguo con nuove e più stringenti prescrizioni, entrerà in vigore la nuova direttiva acque reflue portando importanti cambiamenti nel settore. Fra i maggiori vanno citati: il dimezzamento dei limiti allo scarico per azoto e fosforo, l’introduzione di trattamenti quaternari per la rimozione di microinquinanti emergenti e la neutralità energetica ossia la capacità di produrre tutta l’energia consumata da fonti rinnovabili nei depuratori stessi.
* Marco Blazina è Responsabile Depurazione, Tutela ambientale e Impianti acque reflue di MMspa